Dr. Ciro MANZO
Come in tutte le patologie, anche nel caso specifico delle vasculiti l’approccio terapeutico non può prescindere da un corretto inquadramento diagnostico e da una esatta valutazione multidimensionale del paziente.
Ed infatti l’approccio terapeutico sarà significativamente differente a seconda che trattasi di:
- vasculite cutanea e/o sistemica;
- di vasculite con manifestazioni che possano compromettere la vita del paziente e/o determinare una patologia d’organo irreparabile;
- di vasculite che compaia in un bambino o in un anziano ;
- di vasculite che compaia in un soggetto immunocompetente o con immunodeficienza;
- di vasculite paraneoplastica.
L’inquadramento diagnostico della vasculite, pertanto, deve sempre costituire la tappa iniziale, cercando di evitare un’approccio terapeutico (quasi sempre con dosi generose di corticosteroidi) empirico ed approssimativo.
In molte vasculiti cutanee il cortisonico può essere non utilizzato come pure vi sono delle vasculiti (v. da ipersensibilità) in cui il quadro clinico può essere così modesto e transitorio da giustificare il mancato utilizzo di terapie farmacologiche, per lo meno sistemiche.
D’altra parte, di fronte a quadri clinici imponenti, con manifestazioni severe che possono compromettere la prognosi quoad vitam o quoad valitudinem, l’intervento farmacologico “empirico” è giustificato (in attesa che si chiarisca la natura della vasculite).
Vi sono infine delle vasculiti nelle quali ogni approccio terapeutico “convenzionale” sembra inefficace: esiste infatti (seppur rara) la possibilità che le vasculiti (o un’ulcera su base vasculitica) possa costituire manifestazione d’esordio (o precedere anche di mesi la diagnosi ) di una neoplasia o di una malattia infiammatoria cronica (intestinale, ad es.) . In questi casi la terapia steroidea è inefficace o fornisce risposte positive solo transitorie e/o parziali.