Nella “E” di TIME l’attenzione si poneva, da un lato sulla possibile scarsa o nulla crescita cellulare in una ferita con rilevazione di staticità o ancor peggio di involuzione clinica dei bordi, e, dall’altra, sulla buona progressione avviata dal percorso terapeutico.
Gli studi eseguiti da numerosi Autori, fra cui Bordoni D., Neuendorf A.D., Bertani A., Gioacchini M., hanno però dimostrato che la riparazione tessutale spontanea è diversificata a seconda della profondità della lesione (FIGURA 1) ,prendendo origine da un sofisticato meccanismo cellulare noto come “fase proliferativa” che si realizza essenzialmente nella produzione di nuovi vasi sanguigni e di sostanze nobili come il collagene, per mezzo di cellule attive come i fibroblasti ed i cheratinociti.
I fattori di crescita (FIGURA 2) hanno un ruolo importante nella riproduzione cellulare, essendo responsabili della spinta ricostruttiva a tutti i livelli della riparazione tessutale, ma soprattutto nelle fasi che precedono la vera e propria riepitelizzazione.
Così come nei capitoli precedenti riguardanti la gestione del pl tessuto devitalizzato, l’infezione ed il bilancio dei fluidi, anche per la gestione della fase di riepitelizzazione è raccomandata una visione olistica coincidente con il raggiungimento di tale momento clinico attraverso un’attenta preparazione del letto della ferita e dei suoi margini che vanno protetti da possibili complicanze quali: recidive settiche, ricomparsa di tessuto non vitale, etc… La rapidità d’azione e di risoluzione di tale fase clinica diventa quindi determinante quando si riesce a trasformare un’ulcera cutanea infetta in un’ulcera detersa, con un buon tessuto di granulazione e margini perilesionali attivi. Per molti anni si è parlato di “tempo di guarigione” e/o di “indice di guarigione” o di “percentuale di guarigione” sempre riferito alla previsione di guarigione di una ferita Questo parametro è risultato non idoneo alla valutazione degli obiettivi intermedi che bisogna necessariamente raggiungere per arrivare alla riparazione della lesione. In una visione step by step che in maniera più rapida ed efficiente mette in evidenza gli eventuali errori procedurali. In generale quindi consideriamo l’utilizzo dei i presidi terapeutici in base agli obiettivi che questi consentono di raggiungerei nel più breve tempo possibile (TIMERS 2019), utilizzando metodiche differenti in rapporto alla perdita di sostanza a, ma soprattutto allo stato clinico in cui si trova la lesione ed il suo margine. (FIGURA 3)
Per cute perilesionale si intende la porzione di tessuto che si estende per 10 cm oltre il margine della lesione. Una cute integra si presenta rosea, ben idratata ed elastica (FIGURA 4), al contrario, una cute perilesionale alterata si potrebbe presentare arrossata, con presenza di tessuto neoformato ma anche di microlesioni, edema, macerazione e/o xerosi (FIGURA 5).
La cura della cute perilesionale garantisce il mantenimento dell’integrità di barriera, la conservazione del film idrolipidico e la gestione dell’epitelio neoformato.
Fra la cute perilesionale e il fondo della ferita vi sono due porzioni anatomiche importantissime, costituite dal margine e dal bordo della ferita (spesso nel linguaggio comune le due parole vengono utilizzate come sinonimi), la cui accurata osservazione può guidare non solo nella valutazione della lesione, ma dare informazioni anche sullo stato del processo di guarigione.
Ogni lesione ha un margine, le lesioni di una certa profondità hanno anche il bordo. Quando il bordo è ampio e perpendicolare al fondo, “a scalino”, significa che la lesione non tende alla guarigione, è ferma, non peggiora né migliora. Quando il complesso “margine/bordo” si presenta arrotondato verso l’interno, edematoso/ secco/ sottominato/ infiammato, l’ulcera potrebbe essere in estensione. Quando il bordo è inclinato, con un orletto di riepitelizzazione che procede verso il centro della lesione e crea una linea di continuità fra la cute perilesionale e il fondo della ferita, di colore rosa chiaro e translucido, significa che l’ulcera è in via di guarigione. (FIGURA 6)
Significativa, dal punto di vista clinico (Figura 7) è associare alla forma con cui si presenta un bordo, alle particolari condizioni fisiopatologiche in cui si trova la lesione cutanea.
La clinica dei bordi è sempre secondaria a vari fattori causali che determinano il ritardo del processo di guarigione e che vanno contrastati per una risoluzione della patologia. Un esame scrupoloso della condizione della cute perilesionale, spesso alterata, è un parametro fondamentale nella valutazione e nella gestione dell’ulcera. Preservare l’integrità di barriera della cute, il film idrolipidico, l’epitelio neoformato serve a prevenire l’espansione della lesione favorendo la riepitelizzazione. (FIGURE 8 – 9)
I danni alla cute perilesionale possono essere causati da alterato bilancio dei fluidi, da complicanze infettive, da contatto con medicazioni irritanti o con le feci e le urine, da decubiti obbligati.
IL processor di riparazione tessutale è anche in relazione alle scelte e/o ai dispositivi utilizzati da cui si evidenziava la necessità di selezionare il presidio più idoneo in rapporto alla situazione clinic della lesione.
Ad esempio, in presenza di margini sclerotici e/o in generale no-Healing, questi dovranno essere corretti nel più breve tempo possibile. (FIGURE 10 – 11)
La non corretta gestione della lesione ha come effetto diretto la compromissione dei margini che possono presentarsi in vario modo (FIGURA 12) non idonei al processo di guarigione e pertanto necessitano di essere riattivati, spesso con una procedura di tipo chirurgico (FIGURA 13)